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Osservatorio Beni Culturali 16/05/2024
Marco Pelosi

Le difficoltà nell’approvvigionamento idrico della città di Matera in particolari momenti di perdurante siccità sono state sempre al centro della vita pubblica, almeno sino all’arrivo dell’Acquedotto Pugliese. La criticità della situazione prima dei lavori di realizzazione del nuovo acquedotto nel 1825, è evidente nelle parole del Sindaco Domenico Ridola, contenute nel verbale del Decurionato (Consiglio Comunale) di Matera del 29 luglio del 1824:

«[...] In continuazione di quanto ho avuto il bene di proporvi riguardante l’interessante oggetto della mancanza dell’acqua per uso di questo Pubblico, ed essendo esauriti tutt’i recipienti d’acqua [cisterne e palombari pubblici] per uso di questa Popolazione non essendovene rimasto, che un solo, il quale è anche vicino a terminare. Per sollevare questa misera gente ho passato le mie preghiere alla Superiora delle Donne Monache sotto il titolo della Santissima Annunziata, acciò si fusse compiaciuta di dare un poco d’acqua per uso di questa Popolazione, essendone quel Monistero ben provveduto, ed avendo la Superiora suddetta inerita alle mie domande ci siamo col Signor Reverendissimo Vicario, e con un esperto conferiti nel Monistero suddetto per designare il modo, onde con mezzi di canali si possa far uscire fuori l’acqua per uso della Popolazione e tanto si è già effettuito. Resta solo, che per tale operazione si sono destinate due donne, le quali debbano entrare nel Monistero, ed attingere l’acqua per incanalarla [...]».

I lavori di costruzione del nuovo acquedotto e della fontana, affidati a Gaetano Farina di Baronissi (SA), cominciano nel 1826 e si protraggono fino al 1832, a causa dei notevoli problemi riscontrati nella realizzazione delle opere.
Il 3 gennaio del 1831 l’Amministrazione Comunale, nella persona del Vice Sindaco Nicola Pomarici e previa decisione del decurionato, stipula presso il Notaio Domenico D’Addozio, un ulteriore contratto in cui si precisa:

«[...] essendo dell’interesse di questo Comune di portarsi al compimento i lavori della pubblica Fontana intrapresi dall’Appaltatore costituito Don Gaetano Farina si è mediante offerta fatta da costui, di volerli terminare a tutto il mille ottocento trentuno, con anticipare delle somme necessarie, per esserne poi indennizzato con respiro, e con un interesse discreto; proceduto in pieno Decurionato alla discussione, ed esame di tale offerta, talmente che in data de’ quattordici Agosto ultimo fu dal Decurionato emessa una deliberazione in cui furono marcati i patti, e condizioni da osservarsi esattamente fra esse parti, la quale essendo stata accettata dal detto Signor Farina, e quindi approvata da Sua Eccellenza il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni, meno che per gl’interessi che fissati in detta deliberazione al sei, e mezzo per cento, ha disposto di procurarsi un discreto ribasso».
Prima però di procedere nei lavori e nei pagamenti il Comune si preoccupa di verificare (“scandagliare”) quanto è stato già eseguito:

«[...] Essendosi col primo Articolo di detta deliberazione Decurionale convenuto di doversi corrispondere all’Appaltatore suddetto gl’interessi del primo Settembre ultimo passato anno, non solo sulla somma di ducati mille de lavori anticipati a termine del patto apposto nell’appalto, ma anche sulle somme che sarebbe risultato a suo credito dietro la misura, e scandaglio de’ lavori fatti nel mille ottocento ventinove, e che si sarebbero trovati eseguiti a tutto il mille ottocento trenta; perché procedutesi a detto scandaglio, e misura dall’Ingegnere Provinciale Don Luigi Ciofi, come dal verbale formato in data de trenta Novembre ultimo è risultato, che i lavori eseguiti in detti due anni mille ottocento ventinove, e mille ottocento trenta giungono a ducati quattromila ottocento trè, e grana undici, netti dal ribasso del quattro per cento ottenuto in beneficio del Comune nell’Appalto, da quali tolti ducati dugento sedici, e grana novantasette, anche netti, per essersi scoverto a danno del Comune un’errore sulla dimensione data alle fabbriche, sul trasporto della terra, e ricolmaturo del vecchio acquedotto, ed altri ducati due mila quattro cento sedici, e grana undici per somme pagate in contro dal detto Comune ad esso Appaltatore nel corso di detti due anni, perciò restando il debito del Comune a favore del suddetto Signor Farina in ducati due mila cento settanta, e grana trè, per effetto del suddetto quarto scandaglio, ed in altri ducati mille dovuti come sopra al medesimo Signor Farina per lavori anticipati fin dal mille ottocento ventisei, che intraprese l’opera a patto, e condizione di fare tale anticipazione; quale due somme compongono quella in totale di ducati tremila cento settanta, e grana trè; su questa somma promette, e si obbliga il detto Comune di corrispondere gl’interessi al sei per cento a contare dal detto dì primo Settembre mille ottocento trenta, liberi, ed esenti da ogni ritenzione fino all’estensione, e soddisfazione della dinotata somma, pagabile giusta la detta Deliberazione a ragione non meno di ducati mille all’anno, da quali si preleverà in favore del detto Signor Farina prima l’importare degl’interessi, che saranno maturati, ed il dippiù s’imputerà a sconto del capitale del debito del Comune, con incominciarsi il pagamento della prima rata sulla forte principale, ed interessi a trentuno Agosto dell’anno mille ottocento trentadue [...]».

Interessante infine è anche il contenuto della “Deliberazione del Decurionato di Matera” del 14 agosto 1830 e la cui copia è allegata all’atto suddetto:

«[...] Occupatosi il Decurionato alla esatta discussione de succinnati patti, e condizioni, ed adattandoli al maggior bene di questa Comune per vedersi in breve tempo finalizzata un opera cotanto necessaria, e da più tempo sospirata da questi Cittadini, è venuto coll’intervento del detto Signor Farina a modificare il suddetto borro anche col suo pieno consenso nel seguente modo cioè.
Gaetano Farina Appaltatore de lavori della pubblica Fontana di Matera, intendendo portali al loro compimento a norma de progetti di perizia formati dagl’Ingegneri Provinciali a tutto Dicembre del mille ottocento trentuno, e di consegnare l’intero acquedotto, ed il frontespizio di detta fontana per detta epoca nello stato di ogni perfezione, chiede che sieno esattamente osservati tra lui, ed il Comune i seguenti patti, e condizioni [...]».

A proposito della costruzione del “frontespizio” della fontana, il decurionato pone particolare attenzione all’aspetto funzionale dell’opera più che a quello monumentale; si precisa cioè che devono essere necessariamente portati a termine la vasca e il sistema di approvvigionamento entro il 1831, destinando eventuali ulteriori sei mesi per il completamento del monumento:

«[...] Acciocche il Comune abbia una garenzia per parte dell’Appaltatore di dover terminare l’opera e consegnarla per tutto il mille ottocento trentuno, si obbligherà di soggiacere per la sola mora ad una multa di ducati cento non adempendo in tal tempo, ad un’altra di ducati cento cinquanta, se la dilazione giungerà ad altri sei mesi; e se arriverà a tutto il mille ottocento trentadue la multa si aumenterà fin a ducati duecento, che potrà il Comune ritenersela come accaderà sulle somme dovute al detto Appaltatore per l’opera; ben inteso, che se qualche circostanza portasse di non trovarsi terminati i lavori di arte nel solo frontespizio della Fontana a tutto il mille ottocento trentuno, ciò non dev’essere di ostacolo alla consegna dell’opera, purche per detta epoca farà trovare perfezzionati quei necessarj per far cadere le acque scorrenti dagli acquidotti nel recipiente ove si dovranno riunire per comodo della Popolazione, ed in tal caso non sarà soggetto ed alcuna delle multe si sopra espresse, ma non potrà prendere un tempo maggiore di altri sei mesi elassa il quale si assoggetta alle multe come sopra [...]».
     
 
 
 
 
   
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