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Incontro con Augusto Viggiano |
Nella serata di giovedì 27 novembre, i componenti del Circolo Culturale La Chiave di Volta e dell’Associazione Culturale Tìaso hanno incontrato il celebre fotografo Augusto Viggiano. E’ stata l’occasione di conoscere uno dei professionisti più stimati nel suo genere. Questo vecchietto dalla barba fluente e dai modi gentili, ricordato da molti per le passeggiate al fianco del cane briciola, è autore di una profonda opera di studio dei Sassi di Matera sin dai tempi del loro sfollamento.
Dal suo obbiettivo, il fotografo Viggiano ha immortalato scene di vita di un mondo ormai scomparso; l’ardore, la malinconia, la disperazione degli antichi popolani materani sono impresse nella sua opera.
Caro Augusto, la tua carriera è caratterizzata dallo studio dei Sassi. Le tue foto ci offrono uno spaccato di vita passata cui le nuove generazioni si sentono legate. Qual è stata la molla che ti ha spinto a fotografare la vecchia Matera? Posso dire di essere stato mosso dalla passione per la fotografia alla quale mi sono avvicinato in età matura dopo l’incontro casuale con Renata Vasini passeggiando sul lungomare metapontino. Questa donna che si trovava in quel posto per fare degli scatti, mi ha fatto comprendere l’importanza della fotografia, successivamente è scaturita in me la volontà di immortalare un attimo di eternità. Erano gli anni sessanta quando, allo scopo di ritrarne l’aspetto rurale e spettrale, cominciai a fotografare i Sassi. All’epoca, non essendone ultimato lo sfollamento, c’era ancora la possibilità di godere degli ultimi scampoli di vita d’una città morente; un mondo che, in qualche modo, ho cercato di salvare.
Quale ricordo conservi dell’esodo dei materani dai Sassi? Rammento la tristezza di un popolo costretto con la forza a lasciare il borgo natio, le case nelle quali vissero per generazioni. Oggi è facile credere che i materani avrebbero spontaneamente abbandonato i Sassi per godere delle comodità dei quartieri sorti in città dagli anni cinquanta. La realtà fu ben diversa. La mia opera è tesa a ritrarre, e trasmettere, le sofferenze della vecchia Matera; una civiltà contadina ormai perduta. Sono lieto che dei giovani come voi si interessino di un capitolo così delicato della storia cittadina.
Antonio Biscaglia, quali sono le impressioni che Augusto ha suscitato durante il suo incontro e in quale chiave la sua presenza è necessaria nel vostro percorso progettuale? L’incontro con questo personaggio ci ha fatto comprendere e riassaporare attimi perduti nei quali sono stillati l’essenza della civiltà materana. L’umiltà, la cultura, l’umorismo e il disincanto di Augusto sono stati gli insegnamenti migliori che un personaggio come lui ci ha potuto regalare. La passione traspare ancora oggi attraverso i suoi occhi cerulei e colpiscono chi ha il cuore e la sensibilità per riconoscerla e recepirla. L’obiettivo del Circolo Culturale "La Chiave di Volta" e dell’Associazione Tìaso sta nel voler realizzare un prodotto culturale innovativo e non ripetitivo; in questa chiave di lettura riconosco la necessità di invitare personaggi del calibro di Augusto Viggiano che per Matera ha fatto tanto: per ripartire dalle loro esperienze e per valorizzare il retroterra culturale che abbiamo. Per parlare con terminologie asettiche, questi incontri rientrano nella creazione di un feedback culturale.
All’incontro ha partecipato anche il professor Dott. Mario Ferruzzi distintosi da sempre nella sensibilizzazione dei giovani.
La possibilità di creare un nuovo sodalizio nell’ambito della promozione culturale a Matera appare ogni giorno sempre più reale!
Nicola Zunino Addetto stampa del Circolo Culturale la Chiave di Volta
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