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RETE SOCIALE
01/02/2008  Lascia un commento
Taranto - Lettera alla Regione Basilicata e Comune di Matera
Riceviamo e pubblichiamo una lettera degli amici di Taranto indirizzata all’Assessore all’Ambiente della Basilicata, del Comune di Matera e all’ARPAB.
a cui si associano anche i Cittadini Attivi di Bernalda-Metaponto.

Alla cortese attenzione di
Assessore all’Ambiente del Comune di Matera
Assessore all’Ambiente della Regione Basilicata
ARPA Basilicata


Scriviamo poiché preoccupati dalle recenti notizie relative alle emissioni di diossina provenienti dall’ILVA di Taranto. Recentemente l’Espresso ha fatto risaltare il “caso Taranto” a livello nazionale segnalando che a Taranto si concentrerebbe il 30% della diossina italiana.

Tale notizia si basava sui dati europei del 2002 del Registro Eper (European Pollutant Emission Register). Ma i dati successivi al 2002 non sembrano invertire questa tendenza.

I risultati indicano che la situazione della diossina si aggrava rispetto alla stima pubblicata dall’Espresso. Taranto infatti è passata dai 71,4 grammi/anno del 2002 ai 93 grammi/anno di diossina del 2005, ultimo anno per il quale cui si dispone di stime relative alla grande industria.
Questo aumento si riferisce a elementi pericolosissimi come PCDD (policlorodibenzo-p-diossine) e PCDF (policlorodibenzo-p-furani), famiglia di diossine cancerogene e responsabili di malformazioni ai neonati. Anche solo un miliardesimo di grammo di tali sostanze costituisce un serio rischio per la salute.

Taranto diventa pertanto sempre più una fonte di contaminazione nazionale in quanto le diossine possono inoltre viaggiare e percorrere con i venti grandissime distanze contaminando altri siti. Mentre a Tarano la diossina è aumentata, in Italia la diossina è diminuita passando dai 222,5 grammi/anno del 2002 ai 103 grammi/anno del 2005.

Sulla base di tali dati assoluti si possono ricavare quelli percentuali: la diossina stimata a Taranto passa così dal 32,1% al 90,3% rispetto al totale nazionale delle emissioni di diossina inventariate nel database INES.
Quali rischi per la salute?
Studi di laboratorio hanno dimostrato che l’esposizione a dosi bassissime di diossina durante un periodo critico brevissimo nel corso della gestazione è sufficiente ad influire negativamente sulla salute del feto. La diossina è cancerogena per l’uomo e per gli animali.

L’EPA ha stimato che l’attuale esposizione di fondo della popolazione generale alle diossine determina un rischio di contrarre tumore variabile da 1/1.000 a 1/10.000 cittadini

Su Taranto sono state presentate diverse interrogazioni parlamentari

L’Ilva di Taranto diffonde - tramite il camino dell’impianto di agglomerazione - diossina a largo raggio con un camino di 220 metri. Tale diossina ricade non solo sulla città di Taranto ma su una vastissima area geografica, a seconda dei venti.
Entra nel ciclo alimentare e contamina.

In una recente intervista, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento tematico nazionale Tutela del consumatore, ha dichiarato:
- E’ ormai noto ai più, la creazione di imponenti centrali termoelettriche a carbone o che si alimentano dai derivati del petrolio ha comportato un aumento in alcune zone del Paese dell’incidenza di tumori e di malattie alle vie respiratorie con conseguenti notevoli costi per tutta la società.

Solo per fare un esempio, da indagini della Direzione qualità della vita del ministero dell’Ambiente e validate dall’Arpa risulta che nel Nord Salento che è interessato dagli indubbi influssi dell’emissioni della centrale a carbone di Cerano a ridosso delle province di Brindisi e Lecce, la città di Lecce, apparentemente estranea ad un coinvolgimento diretto, sia invece segnata dal peggiore dei primati, che più di un attore ha messo in legame frontale con la centrale brindisina: si tratta delle incidenze neoplastiche diffuse dal Registro tumori jonico – salentino.

La classifica delle tre province del Salento – ricorda D’Agata - vede Lecce al primo posto con un’incidenza dell11,8 per cento dei casi di tumore alle vie respiratorie, seguita in modo tutt’altro che scontato dai due poli industriali del territorio, Brindisi (9,3 per cento) e Taranto (8,3 per cento).

Eppure la centrale ENEL e l’ILVA si trovano rispettivamente a Brindisi e a Taranto mentre l’aumento dei tumori è notevole anche a Lecce e nelle sua provincia.

Come fronteggiare il pericolo di cancro e malformazioni?

Le diossine sappiamo che possono viaggiare attraverso l’azione dei venti ed entrare con molta facilità nella catena alimentare.

Chiediamo di verificarne i livelli medi di contaminazione, di valutare il livello di rischio dovuto al consumo di alimenti contaminati presenti nella nostra regione ed in prossimità dell’area confinante con la provincia jonica.

Riportiamo qui di seguito uno studio eseguito commissionato dalla Regione Veneto a tal proposito.
Regione Veneto - Monitoraggio Diossine Regione Veneto - Monitoraggio Diossine
Ai sensi del Codice dell’Amministrazione digitale si consideri questa email quale comunicazione ufficiale, e pertanto venga stampata e protocollata.
Il numero di protocollo venga inviato allo scrivente per conferma, sempre ai sensi del Codice dell’Amministrazione Digitale.

Stefano De Pace 
www.tarantosociale.org
Il Comunicato del Comitato Cittadini Attivi di Bernalda e Metaponto
Il caso Taranto, relativo all’aumento di diossine emesse dall’ILVA di Taranto, allarma anche le popolazioni metapontine abitanti nell’area adiacente alla provincia jonica.

Il Comitato Cittadini Attivi di Bernalda e Metaponto, in consonanza con l’iniziativa dell’Associazione nazionale Peace Link, chiede agli Enti di riferimento di monitorare i livelli di presenza della diossina nell’area metapontina e materana, molto vicine all’ILVA di Taranto e all’intera Basilicata, per le ragioni serie sopra descritte. - www.cittadiniattivibernalda.it

Monitoraggio diossine - Comunicato del Comitato Cittadini Attivi di Bernalda-Metaponto Monitoraggio diossine - Comunicato del Comitato Cittadini Attivi di Bernalda-Metaponto
Nel VII secolo a.C alcuni coloni Spartani si stabilirono sulla costa jonica italiana creando una serie di città tra cui Taranto in un territorio conosciuto da allora come Magna Grecia. Fu raggiunta, grazie alle straordinarie risorse di questo territorio, la massima ricchezza economica, a cui s’aggiunse lo splendore in campo culturale ed artistico, avendo seguito l’evoluzione della Civiltà Greca, in letteratura, filosofia e arte, con punte di sviluppo spesso superiori alla stessa madrepatria.

In un altra Italia, Taranto, la città dei due mari, sarebbe oggi quello che Montecarlo è per la Costa Azzurra, ma l’Italia ha scelto per questa città una sorte diversa che rappresenta una minaccia per sè e per tutti i territori circostanti.

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