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RETE SOCIALE
17/02/2008  Lascia un commento
Pianificazione Strategica e Sviluppo Locale
Capitale Intellettuale e Territori Intelligenti

La relazione integrale del Prof. Giovanni Schiuma Center for Value Management Università della Basilicata, presentata nell’incontro del 16 febbraio 2008 a Matera promosso dal Centro Carlo Levi.
Alla ricerca di un protagonismo
Nel nuovo scenario economico le città sono chiamate a giocare un importante ruolo di protagonismo. È questa la sfida per la città di Matera, che ha bisogno di scoprire e costruire le sue vocazioni per rinnovare e definire nuovi e possibili paradigmi di crescita. Per accettare questa sfida occorre, preliminarmente, fornire una risposta ad alcune questioni fondamentali da cui discende una visione dello sviluppo e sui cui si fondano le azioni di governo.

Occorre oggi comprendere qual è il ruolo e la rilevanza che una città può e dovrebbe giocare nell’attuale scenario economico-produttivo sempre più globale ed internazionale? Come una città dovrebbe affrontare e governare le dinamiche economiche e socio-culturali che impongono profondi mutamenti nelle scelte ed azioni di governo, così da garantire le condizione al contorno per la creazione di valore volto a migliorare la qualità della vita dei cittadini? Quali sono i value drivers, cioè le variabili chiave e/o le risorse fondamentali alla base delle dinamiche di creazione del valore di una città?

Queste domande assumo un’ancor più grande rilevanza quando calate nel contesto dell’Italia meridionale, tradizionalmente caratterizzata da un ritardo di sviluppo.
In tal senso basta analizzare le statistiche degli ultimi anni, pubblicate dal Sole24ore e ItaliaOggi, in merito alla qualità della vita per evincere il ritardo e l’arretratezza delle città del Mezzogiorno, che stentano a manifestare dinamiche di crescita sostenibile. In tale classifiche, sebbene Matera abbia manifestato un certo dinamismo collocandosi al primo posto tra le città del Sud, continua a presentare indicatori che denotano una scarsa capacità di sviluppo.

Nella graduatorio del 2006/2007 stilata dal Sole24ore e ItaliaOggi nelle 103 provincie italiane, Matera si colloca: al 91°/84° posto per il "Tenore di vita", manifestando in particolare una bassa capacità di creazione di ricchezza ed un basso livello di consumo delle famiglie; al 93°/82° posto per gli "Affari e lavoro", mostrando un basso dinamismo imprenditoriale ed una scarsa capacità di impiego e di accesso al credito; al 71°/73° posto per i "Servizi, ambiente e salute", presentando una carenza delle infrastrutture; al 88°/94° posto per il "Tempo libero", evidenziando complessivamente un basso livello di dinamismo socio-culturale; al 34° posto per la "Popolazione", indicando una bassa capacità di attrazione di nuovi residenti ed un basso tasso di natalità; infine, al 1° posto per ‘Ordine pubblico’, è questa senza dubbio una nota positiva del rapporto del 2006, sebbene occorre riflettere sul legame che intercorre tra il numero dei reati commessi in un territorio ed il livello di ricchezza del territorio stesso.

Al di là della specificità dei dati offerti dai rapporti statistici ciò che è importante rilevare è la necessità di pianificare ed attuare azioni di sostegno allo sviluppo. Quindi, si rende necessario, per 2 città come Matera, ricercare un ruolo ed un protagonismo che stentano a realizzarsi compiutamente. Occorre che Matera, così come tutte le città del Mezzogiorno, si interroghino sul modello di sviluppo che si vuole realizzare e soprattutto sulle risorse da valorizzare per costruire e sostenere uno sviluppo sostenibile.
Il mutamento dello scenario economico-produttivo – il ruolo delle città
In questo inizio del terzo Millennio, connotato, tra l’altro, da uno spostamento del baricentro economico verso l’Asia, se non si sapranno interpretare e comprendere i fenomeni evolutivi in atto e non si saprà esprimere un posizionamento strategico, così da essere un nodo dei processi di sviluppo e di creazione del valore, si corre il rischio fondato di restare ai margini dei processi di crescita.

Il nuovo Millennio pone una grande sfida ai centri urbani. Questi dopo aver vissuto, negli ultimi decenni, importanti fenomeni di sviluppo, che hanno visto un progressivo aumento del benessere ed un innalzamento della qualità della vita dei cittadini, sebbene non in modo omogeneo sul territorio italiano, devono definire e pianificare i nuovi paradigmi di crescita economica e socioambientale. Questo bisogno è indotto anche dal rilevante fenomeno che ha caratterizzato lo scenario economico mondiale negli ultimi anni, ed in particolare la globalizzazione dei mercati, che ha determinato e sta determinando l’abbattimento dei confini e di gran parte delle barriere dei singoli mercati nazionali.

Accanto ad un processo di internazionalizzazione sia commerciale che produttiva delle imprese, si assiste ad una progressiva e continua costruzione di un mercato mondiale, caratterizzato da un sistema di dipendenze ed interdipendenze che oggi legano i mercati nazionali, così da definire una fitta rete di legami dove ogni fenomeno di pertubazioni si propaga secondo un effetto domino in tutto il sistema. Ciò ha determinato un aumento della complessità e della turbolenza dei processi economico-produttivi a livello meta-, meso- e micro-economico, cioè al livello dei paesi, delle regioni e dei sistemi locali, come i distretti industriali, e delle singole imprese.

Una delle conseguenze di questo fenomeno è l’emergere della dimensione locale e, particolarmente, delle città come unità di analisi e di pianificazione dei processi di sviluppo. Negli ultimi decenni si è attuato un graduale processo di spostamento della competizione dagli stati alle regioni e da queste alle città.

I processi di internazionalizzazione e di globalizzazione hanno determinato che i governi hanno una minore capacità di protezione delle regioni industriali e che la definizione e la creazione dei vantaggi competitivi rappresenta una funzione dei governi locali regionali ed urbani. In particolare, il governo delle città può definire i fattori di contesto e le condizioni operative per la creazione di un sistema di esternalità economiche che favoriscano da un lato l’emergere e lo sviluppo di una imprenditorialità locale e dall’altro attraggano investitori ed imprenditori.

Lo stato non è oramai più in grado da solo di definire le politiche di sviluppo e di determinare i processi di crescita locale. Al governo centrale spetta il compito di partecipare al dialogo globale, volto a definire le regole e le codizioni di uno sviluppo equilibrato e sostenibile a livello mondiale, e dall’altro ha il compito di definire le politiche strutturali e le condizioni di contesto nel quadro delle quali le inizitive locali possono e devono trovare spazio e protagonismo.
In tale contesto, le città rappresentano oggi il cuore pulsante delle dinamiche di crescita locale. Esse rappresentano i poli attrattori e catalizzatori dei processi di creazione del valore.

Ne consegue, che la competizione oggi si gioca e si giocherà sempre più tra le città, che diventano i luoghi dove si generano, si stratificano, si applicano e si combinano le competenze specialistiche, che definiscono e guidano nuove e rinnovate aree ed obiettivi di business. Le città assurgono a campioni dello sviluppo di una regione e di un intero paese. Città come Londra, Hong Kong, Shangai, Dubai, Parigi, Milano, New York, solo per citarne alcune, rappresentano i poli in cui si concentra la ricchezza e da cui si dipartono i processi di creazione di nuova ricchezza. Si tratta di città in competizione tra loro, ma al contempo di città in rete, legate fra loro da un fitto sistema di rapporti commerciali, culturali, politici e produttivi.

Inoltre, le città sono sistemi aperti in collegamento osmotico con il contesto territoriale locale che le circonda, e si configurano come nodi di una rete di flussi di valore e di ricchezza. Ogni città come nodo contribuisce alla creazione di ricchezza e partecipa al governo dei flussi di ricchezza a livello globale. Ovviamente, si rende necessario distinguere le grandi città da quelle di piccola e media dimensione.

Tuttavia, indipendentemente dalla dimensione di riferimento, resta inalterato il ruolo e la rilevanza che una città riveste nelle dinamiche di creazione e gestione del valore. Certamente cambiamo le problematiche del governo, l’ampiezza e la rilevanza dell’impatto, aumenta il livello di complessità e la scala dimensionale offre opportunità e benefici a cui, tuttavia, si frappongono vincoli e costi. Ciò che qui interessa evidenziare e sui cui si intende portare la riflessione è la funzione che la città riveste come catalizzatore delle dinamiche di crescita e dello sviluppo.

La rilevanza che la città gioca come luogho in cui si pianificano, si attuano e si avviano i processi di sviluppo non è una scoperta recente. La storia dell’uomo è segnata dallo sviluppo e dall’affermazione delle città come luoghi nei quali si stratificano fenomeni sociali, culturali, cognitivi ed economici che determinano il grado ed il livello della qualità di vita dei cittadini. Quello che oggi progressivamente sta emergendo è la riscoperta dell’importanza che le città rivestono quali veri e propri motori dello sviluppo locale e di conseguenza la necessità di riconoscere l’importanza che la governance della città riveste per guidare le dinamiche di sviluppo locale. A fronte della difficoltà di governare a livello nazionale le politiche dello sviluppo locale, i centri nervosi periferici assumo un ruolo critico. Ad essi è demandata la comprensione profonda del territorio, delle difficoltà, dei vincoli, delle debolezze e delle opportunità, ed ovviamente del processo decisionale e gestionale delle azioni di intervento.

Ripensare la città: un’interpretazione cognitiva
La città rappresenta una delle più alte espressioni dell’essere umano, il luogo nel quale la vita umana si realizza e si manifesta attraverso una modifica ed un’organizzazione delle dimensioni dello spazio fisico, socio-culturale ed ambientale. È l’espressione della volontà umana di organizzare intorno a sé una società civile, che cresce e prospera attraverso la costruzione di una fitta rete di relazioni di dipendenza ed interdipendenza economica e sociale. La città può essere, così, intesa come un grande sistema aperto nel quale confluiscono, si generano, si gestiscono e si applicano risorse che alimentano processi complessi di trasformazione socio-culturale ed economico-produttiva.

Per rappresentare e descrivere la complessità del sistema città sono state coniate ed impiegate numerose metafore interpretative volte da un lato a definire tassonomie utili per tracciare e progettare le attività di sviluppo della città come agglomerato urbano, cioè come insieme al contempo unitario ed aggregato della molteplicità delle sue costruzioni, strade, fabbriche, piazze, 4 aree verdi, periferie e memorie storiche. Ci si riferisce a tutti quei modelli volti a disegnare e progettare il territtorio e le dinamiche della sua infrastrutturazione; ciò nel tentativo di governare le dinamiche di ‘costruzione al suolo’ della città. Dall’altro lato è possibile rintracciare metafore interpretative intente a connotare i processi di metamorfosi che coinvolgono la vita umana e che si addensano negli spazi e nel tempo della città, così da costruire il suo vissuto quotidiano e la sua storia.

Le diverse e possibili interpretazioni della città sembrano mettere in evidenza la sua natura multidimensionale, complessa, socio-tecnica, dinamica ed evolutiva, tanto da poter assimilare una città ad un vero e proprio organismo, che vive all’unisono con la civiltà che lo abita e lo determina continuamente. La città può quindi essere pensata come un organismo che evolve, seguendo percorsi che sono il continuo compromesso tra la razionalità delle scelte progettuali pianificate e l’irrazionalità delle scelte degli attori che attuano comportamenti emergenti solo parzialmente cordinati. Così, la città finisce con l’essere l’immagine e la memoria della civiltà che l’ha determinata e che continuamente la definisce con le sue attività. Ma la città è anche lo strumento attraverso cui la capacità degli attori è amplificata definendo e creando le opportunità affinchè gli stessi non solo si incontrino, ma cooperino ed anche competino nella costruzione e realizzazione delle dinamiche imprenditoriali e socio-culturali volte a generare benessere ed a garantire lo sviluppo sostenibile della civiltà.

La città costituisce una sintesi tra un territorio, con le sue infrastrutture, ed i cittadini. È un organismo costituito da componenti tangibili e dimensioni intangibili, continuamente in evoluzione ed in divenire, che cresce e si rinnova attraverso i processi decisionali e gestionali messi in essere dai cittadini sulla base delle conoscenze possedute e diffuse, dei valori sviluppati e condivisi, dell’atmosfera cultura generata e stratificata nella memoria storica e nel comportamento sociale. Ecco allora che per spiegare e comprendere una città e le sue dinamiche di sviluppo, particolarmente efficace è interpretarla ed analizzarla come organismo cognitivo, cioè come sistema caratterizzato da un insieme di risorse e di dinamiche cognitive.

La città è un sistema nel quale si addensano, si codificano, si stratificano e si memorizzano le conoscenze e nel quale si attivano, sviluppano e gestiscono i processi di gestione della conoscenza. La conoscenza è la risorsa strategica che si accumula nella città attraverso le sue componenti infrastrutturali tangibili ed intangibili ed, al contempo, alimenta i processi della sua applicazione, generazione e valorizzazione. La conoscenza rappresenta quindi la risorsa che definisce il valore di una città ed esprime la sua capacità di alimentare le dinamiche di creazione di nuovo valore.

Questa interpretazione, di città come organismo cognitivo assume fondamentale rilievo nell’attuale scenario economico mondiale, caratterizzato da forze competitive che stanno profondamento mutando i meccanismi di funzionamento dei sistemi economico-produttivi e che stanno determinando l’affermazione di nuovi fattori produttivi per l’acquisizione ed il mantenimento di differenziali competitivi.

È un modello interpretativo che può guidare il processo di ripensamento della città, come Gianfranco Dioguardi auspica nel suo saggio “Ripensare la Città” dove ripensare è il processo “perché [la città] possa continuare a vivere esercitando la lezione della sua memoria, ed essere l’espressione più compiuta di una società civile che vuole proiettarsi, nella certezza della sua identità, verso l’ignoto dei futuri possibili” (p. 10).
Proprio la costruzione di futuri possibili rappresenta la sfida dei decisori politici e di quanti più direttamente sono chiamati ad esplicitare azioni di governance dei processi e delle componenti di funzionamento della città.

Questi si trovano di fronte alla necessità di definire ambiziose visioni di crescita e di attuare efficaci ed efficienti poliche e programmi di sviluppo sostenibile fondati e guidati da appropriati modelli di gestione e valutazione.
Sviluppo locale e Capitale Intellettuale
L’interpretazione della città come sistema cognitivo comporta che le scelte e le azioni di governo devono essere rivolte a favorire la costruzione, la valorizzazione e la gestione del capitale intellettuale. L’idea di fondo è che alla base delle dinamiche economico-produttive e socio-culturali risiede la creazione e lo sviluppo del capitale intellettuale della città. Questo coincide con l’insieme di tutti i beni tangibili ed intangibili che incorporano conoscenza e/o sostengono i processi di creazione, acquisizione e sfruttamento della conoscenza.

Il capitale intellettuale definisce l’immagine e l’identità di una città. Ha una natura idiosincratica e quindi legata alla memoria storica, alle esperienze economiche e sociali, ed ai modelli culturali che guidano i comportamenti dei cittadini. Così ogni città si caratterizza per una specifica atmosfera, che è possibile respirare e vivere allorquando in essa si è immersi, quando si cammina lungo le strade, si guardano i palazzi e le costruzioni che danno forma ai quartieri, si visita il centro storico e si ammirano le testimonianze della memoria artistica ed archeologica delle civiltà che hanno segnato la storia del sistema urbano, e si interagisce con gli attori che alimentano la vita economico-produttiva e socio-culturale della città.
Inoltre, il capitale intellettuale definisce le competenze della città e quindi la sua abilità di generare valore. Le attività produttive di ogni forma e genere sono il risultato del possesso di competenze che sono costituite ed alimentate dal patrimonio di conoscenze sviluppate e gestite nel sistema urbano. Ne consegue, che la capacità e l’efficienza produttiva di un sistema urbano è legata alla costruzione di domini di conoscenza che allorquando specializzati denotano il possesso di una competenza distintiva.

Per la città di Matera, in particolare, il distretto del mobile imbottito può rappresentare un utile esempio di riferimento, ma certamente non l’unico, per evidenziare il legame che intercorre tra sviluppo di conoscenze, creazione di competenze e sviluppo locale. Infatti, la formazione e lo sviluppo di un importante comparto industriale che ha segnato la crescita economica della città di Matera, negli ultimi decenni, è legata all’ispessimento di conoscenze specialistiche.
L’insieme delle conoscenze artigianali legate alla falegnameria ed alla lavorazione del cuoio, combinate con la presenza sul territorio di conoscenze diffuse nello svolgimento di attività tessili, ha costituito la base cognitiva per l’attivazione e sviluppo di competenze nella progettazione, produzione e commercializzazione dei mobili imbottiti.

Questo dominio di conoscenze specialistiche ha originato il distretto industriale le cui competenze rappresentano oggi un fattore distintivo e competitivo del territorio materano. Si tratta di un sistema di competenze che sono state alimentate da un progressivo sviluppo, acquisizione e stratificazione di conoscenze, che hanno reso la città di Matera ed il territorio murgiano circostante leader mondiale nella produzione di mobili imbottiti in pelle.

La costruzione di questo dominio di conoscenze ha richiesto oltre quattro decenni per realizzarsi ed è oggi patrimonio diffuso in un sistema di piccole e medie imprese, e si manifesta nel dinamismo imprenditoriale e nelle abilità delle maestranze. Tuttavia tale dominio di conoscenze oggi rischia di esaurire la sua capacità di creazione del valore; questo perché è mancata una capacità di riconoscere e valorizzare, come sistema città, l’importanza del patrimonio di competenze legate al comparto del mobile imbottito.

La conoscenza, così come qualunque altra risorsa economico-produttiva, subisce fenomeni di obsolescenza e perdita di valore. Di conseguenza, si rende necessario proteggerla, aggiornarla, svilupparla e valorizzala. L’esempio del distretto denonata la necessità per Matera di comprendere quali sono i suoi domini di conoscenza, quelli già esistenti e quelli per vocazione o potenzialmente sviluppabili, quali sono le risorse che costituiscono il suo capitale intellettuale, quali strategie ed azioni occorre mettere in campo per sviluppare, gestire e valorizzare le sue risorse cognitive, così che queste possano attivare nuovi processi di crescita e/o sostenere le dinamiche di sviluppo in corso.

Infatti, riconoscere la natura cognitiva della città e la rilevanza che il capitale intellettuale assume per la sua crescita e competitività significa definire strategie ed iniziative volte a valorizzare e sviluppare le risorse cognitive del sistema urbano. Si rende necessario, a tale scopo, individuare e comprendere le categorie di risorse che possono assolvere ad una funzione di value drivers, cioè di guida dei processi di creazione del valore.

L’analisi delle dimensioni del capitale intellettuale di una città riconduce a due categorie fondamentali di riferimento: i suoi attori e le sue infrastrutture. Gli attori coincidono con tutti i possibili portatori di interesse che operano in relazione al sistema città. Questi possono essere ricondotti ad un’unica categoria concettuale costituita dai cittadini, che come individui vivono la città, operano nelle istituzioni pubbliche e private, svolgendo le attività di produzione dei beni e dei servizi ad uso interno ed esterno alla città, e si aggregano per definire nuclei familiari, gruppi e comunità di interesse.
I cittadini rivestono al contempo la funzione di consumatori della vita cittadina e di produttori delle attività che generano valore. Quindi esprimono i bisogni, i desideri e le aspettative in relazione alle dinamiche di crescita, auspicando una sempre più alta qualità della vita.

La qualità della vita contempla componenti materiali ed immateriali, aspetti oggettivi e soggettivi, dimensioni individuali e collettive, e fenomeni cognitivi ed emotivi. Tuttavia, dal punto di vista operativo può essere ricondotta a tre categorie principali di valore, la cui comprensione è essenziale per definire le politiche di sviluppo locale:
I) valore economico, che corrisponde essenzialmente alla ricchezza prodotta ed accumulata; è legato al tenore di vita dei cittadini ed al lavoro ed affari economici da essi sviluppati;
II) valore socio-culturale, che coincide con l’insieme dei valori umani che definiscono gli stili e le attitudini comportamentali degli individui e dei gruppi, e che determinano la crescita della popolazione, il suo livello di istruzione, il suo grado di libertà ed apertura mentale, l’ordine pubblico, la disponibilità e l’impiego del tempo libero;
III) valore fisicoambientale, che denota lo stato di salute dei cittadini, le loro aspettative di vita e la qualità del contesto ambientale sia ecologico che fisico in cui vivono. La definizione degli obiettivi di creazione del valore, in relazione a ciscuna di queste tre categorie, rappresenta il presupposto per la definizione e la pianificazione di qualunque strategia di sviluppo urbano.

I cittadini oltre a rappresentare i destinatari delle dinamiche di creazione del valore sono anche gli attori delle attività di funzionamento dei meccanismi di creazione del valore. Essi contribuiscono alla produzione di beni e servizi, partecipano alla vita politica e sociale locale, animano con le loro iniziative le piazze, i laboratori culturali, sportivi e ricreativi. Sono gli attori del funzionamento delle dinamiche cognitive locali. Ne consegue, che qualunque strategia di sviluppo locale deve contemplare una partecipazione attiva dei cittadini. Tale coinvolgimento deve tener conto delle competenze specialistiche sviluppate o in fase di sviluppo nel territorio.

Oltre a valorizzare i domini di conoscenza locale, occorre che sia incentivata e facilitata la costruzione di reti di relazioni sia corte, cioè interne alla città così da facilitare la formazione di comunità, sia lunghe, che colleghino la città a nodi esterni nazionali ed internazionali e che garantiscano l’accesso ed il trasferimento di nuova conoscenza ed esperienza.
Insieme ai cittadini l’altra componente fondamentale del capitale intellettuale di una città è rappresentata dalle sue infrastrutture. L’infrastruttura definisce lo spazio materiale ed immateriale nel quale la vita dei cittadini si svolge legando il passato con i futuri possibili. Le infrastrutture possono essere di tipo tangibile ed intangibile.

Le prime costituiscono i luoghi fisici della vita e delle attività umane, le case, gli opifici, i luoghi di ritrovo e ricreativo-sportivi, e le infrastrutture di rete, dalle strade alle utility. In particolare, le infrastrutture fisiche contemplano i laboratori del sapere, nella forma dei centri di studio e ricerca, delle scuole e delle università, delle biblioteche, dei laboratori artistici e culturali, dei musei e delle esposizioni temporane e permanenti, e più in generale ogni altro luogo nel quale la conoscenza è generata, codificata, resa trasferibile e fruibile, e valorizzata. Accanto a queste dimensioni infrastrutturali, nel nuovo Millennio di grande importanza è il ruolo rivestito dalle infrastrutture tecnologiche per l’informazione e la comunicazione.

Queste rappresentano fondamentali mezzi per acquisire e manipolare la conoscenza, per migliorare l’efficienza del funzionamento interno di una città e per collegare la città al mondo. Cablare una città significa dotarla di un sistema nervoso che aumenta la capacità cognitiva dei suoi attori.

Le infrastrutture fisiche contemplano, inoltre, le tecnologie e gli impianti avanzati di produzione. Questi non solo rappresentano la traduzione di conoscenza in soluzioni tecnologiche, ma definiscono la base per la generazione di nuova conoscenza frutto dei meccanismi di interazione, uso e sfruttamento delle tecnologie. Infine, possono essere considerate risorse cognitive tutte quelle infrastrutture fisiche che testimoniano il patrimonio storico-culturale di una civiltà.

Queste, infatti, non solo costituiscono l’espressione della civiltà, ma rafforzano l’identità ed il senso di appartenenza e forniscono una traccia della cultura di un popolo, che forte di un passato può guardare con fiducia ed ottimismo al futuro da costruire. Le infrastrutture intangibili definiscono lo spazio immateriale che influenza le scelte e le attività dei cittadini. Esse contemplano fondamentalmente due dimensioni: la cultura e l’immagine di una città. La prima coincide con l’insieme dei modelli comportamentali, delle mappe mentali e dei valori che distinguono una civiltà. L’onestà, la fiducia, il comportamento etico e solidale, piuttosto che opportunistico ed individuale, l’interpretazione del lavoro come mezzo di realizzazione individuale e collettivo, l’imitazione costruttiva piuttosto che la gelosia, sono solo alcune delle possibili espressione della cultura di una comunità, che alimentano le attitudini ed il dinamismo degli individui.

Dall’altro lato l’immagine sta ad una città come il marchio sta ad un’impresa. Essa può essere intesa come il messaggio comunicato e percepito dentro e fuori la città, e si fonda su una capacità di comunicazione della città, ma anche e soprattutto sulla identificazione e valorizzazione delle sue risorse materiali ed immateriali. Le componenti del capitale intellettuale non operano in modo isolato, ma sono integrate ed insieme definiscono l’atmosfera di una città.

Per ogni città sembra possibile riconoscere una specifica atmosfera, che corrisponde con quell’insieme di sensazioni conscie ed inconscie che la vita della città nella sua molteplicità delle componenti riesce a trasferire a coloro che in essa sono immersi.

Pianificare e gestire la crescita di una città significa in primo luogo segnare la sua atmosfera, che può essere positivamente sviluppata o deturpata. Spetta alla governance di una città disegnare i percorsi possibili per sviluppare un’atmosfera positiva, mediante la gestione del capitale intellettuale, così che questo guidi le dinamiche di creazione del valore.
Il ruolo della leadership per lo sviluppo locale
La città assurge a sistema organizzativo in evoluzione il cui grado e livello di crescita è legato alla visione ed alle scelte gestionali di sviluppo. In tal senso grande rilevanza assume la funzione della leadership, che è preposta ad elaborare una visione della crescita coerente ed integrata con le vocazioni e la storia locale. Ai leader della città tocca il compito di disegnare i percorsi di sviluppo attraverso la costruzione di una visione ambiziosa della crescita locale, fondata su un sistema di valori ed un’etica condivisa. Questo è possibile solo attraverso una preliminare comprensione condivisa dell’essenza della città, che come sistema organizzativo complesso evolve manifestando la sua natura cognitiva.

La città è un sistema cognitivo in continuo divenire che definisce la sua identità ed immagine intorno al suo patrimonio di conoscenze, e costruisce le sue potezialità di crescita sulla base delle competenze sviluppate, valorizzate ed accumulate. Nella città si concentrano le competenze ed abilità specialistiche, che generano e si nutrono delle risorse cognitive tangibili ed intangibili, che sostengono i meccanismi di funzionamento del sistema urbano e soprattutto determinano l’intensità, l’ampiezza e la qualità delle attività economico-produttive e socio-culturali che in esso si sviluppano. Dalla capacità di addensare conoscenze e di stimolare i processi di gestione della conoscenza dipende la capacità di generare valore e benessere.
Riflessioni per Matera
Le considerazioni di cui sopra si offrono come riflessioni possibili per lo sviluppo di Matera come città ad alta intensità di capitale intellettuale. Attualmente, Matera sembra intenta a ricercare una visione rinnovata del proprio sviluppo. È una città che sembra aver percorso assai velocemente le ere dello sviluppo economico. L’era dell’economia agricola ha segnato il passo a quella industriale che dopo l’insuccesso del settore chimico, che ha prodotto cattedrali nel deserto, ha vissuto un periodo felice con il comparto dei mobili imbottiti.

Questo ha rappresentato un esempio di sviluppo endogeno ed autosostenuto che grazie al protagonismo ed al dinamismo di un gruppo di imprenditori visionari ed audaci, combinato con un insieme di fattori competitivi contingenti favorevoli, ha determinato una crescita economica locale.

Più recentemente Matera sembra aver intrapreso l’era dell’economia dell’informazione e della conoscenza, scoprendo l’importanza di sviluppare settori ad alta intensità di conoscenza quale quello legato all’indotto possibile della gestione delle immagine da satellite e della protezione ambientale, piuttosto che alla valorizzazione e gestione dei beni culturali ed ambientali per alimentare e sostenere un turismo anche questo possibile, ma non ancora sfruttato in modo sistematico e strutturato.

Occorre creare le condizioni di contesto affinchè si possa sviluppare o attrarre una capacità imprenditoriale che vada oltre il tradizionale settore dell’edilizia, che troppo spesso nel tentativo di trovare nuovi spazi di crescita ha deturpato la città.

La sfida per Matera è quella di comprendere la sua vera vocazione di città della conoscenza e di fondare la sua crescita sulla capacità di trasformarsi in strumento di creazione ed applicazione della conoscenza. Lo sviluppo verrà se Matera saprà valorizzare quella magica atmosfera che la circonda e che ha nei Sassi il simbolo di una civiltà antica.

Occorre incentivare e sostenere lo sviluppo dei laboratori del sapere, delle fucine della conoscenza, così da creare una piattaforma che faciliti lo sviluppo di idee, di competenze e di imprenditorialità. Questo implica un’attenzione alle iniziative di sistema volte a creare esternalità positive. Gli investimenti devono essere volti a migliorare il contesto infrastrutturale tangibile ed intangibile, perché è questo una variabile per attrarre e ritenere i talenti e le imprese.

Per diventare una città della conoscenza occorrerà definire una visione di crescita e pianificare ed implementare strategie coerenti. Ma questo non sarà sufficiente, se non si adotteranno nuovi ed appropriati sistemi di governace.

L’adozione di sistemi di valutazione e gestione delle prestazioni, attraverso la definizione di appropriati cruscotti di indicatori, insieme ad investimenti per l’acquisizione e sviluppo di competenze e filosofie manageriali è condizione necessaria per guidare le dinamiche di crescita. Questo implica anche l’applicazione di nuovi strumenti di governo e gestione del sistema urbano, come ad esempio il bilancio del capitale intellettuale, da affiancare agli strumenti più tradizionali.

In sintesi, si rende necessario circondare la leadership del governo cittadino con competenze e strumenti manageriali di eccellenza che supportino i programmi e le iniziative di sviluppo.

Concludendo, trovo Matera una città magica alla quale si collega il mio senso orgoglioso di appartenenza. Ad essa sono legate le mie radici profonde e la mia identità.

Matera mi regala l’emozione di essere cittadino ricco di storia, che può testimoniare il suo passato guardando al futuro.

Ma Matera soffre oggi di una debolezza cognitiva ed ha bisogno di immaginare e costruire una nuova fase di riscatto e di crescita nella consapevolezza che solo guardando al mondo e costruendo e valorizzando il suo capitale intellettuale potrà vivere una stagione di sviluppo.

Matera ha bisogno di definire e comunincare la sua indentità di città della conoscenza, di città ad alta intesità di capitale intellettuale.

Giovanni Schiuma
Center for Value Management Università della Basilicata

www.gschiuma.com
 
 
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