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La Gravina di Matera l’acqua e l’UNESCO |
L’acqua fonte vitale, un bene comune che appartiene a tutti. A tutti deve essere consentito l’uso. A nessuno deve essere concesso di inquinarla e sprecarla. I contadini e i pastori l’hanno sempre saputo.
L’immagine che a destra non è altro che la sintesi della visione che i nostri avi riservavano al bene acqua.
Si tratta di una edicola votiva dove l’acqua e il mondo animale si ritrovano sotto la protezione del croce. Una piccola cisterna, i canali per la raccolta delle acque che ci ricordano figure di animali, la croce.
In alto tre simboli incisi sulla pietra calcarenitica all’ingresso di un villaggio rupestre lungo la gravina di Matera.
In basso una figura umana si innalza come un gigante sulla cisterna con il chiaro intento di proteggerla e segnalare l’importanza e il valore dell’acqua.
Non è più così da molto tempo, oggi l’acqua viene negata a molte popolazioni. I processi di privatizzazione hanno reso questa risorsa inaccessibile. Le città e le industrie consumano acqua più del dovuto e dopo averla utilizzata la scaricano nei corsi d’acqua.
L’acqua naturalmente non è più la stessa.
Nessun territorio viene risparmiato. Anche i luoghi più protetti del Bel Paese, sotto il profilo normativo, subiscono la stessa sorte.
La Gravina di Matera è parte integrante del patrimonio naturalistico e culturale riconosciuto dall’Unesco. Un territorio autentico di valore eccezionale. |
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L’immagine che segue rivela tutta la drammaticità dello stato di salute del torrente ridotto a cloaca a cielo aperto.
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Negli anni Novanta sono stati spesi più di venti miliardi di vecchie lire per il disinquinamento. Lungo le strette gole della gravina dello Iesce è possibile apprezzare la sequenza delle così dette marmitte fluviali. Una delle tante emergenze naturalistiche che insistono nel territorio del parco della Murgia materana. Un geosito di eccezionale valore. Le marmitte fluviali sono il risultato del fenomeno erosivo provocato dal lavoro lento, ma determinato, a volte impetuoso, dell’esiguo corso d’acqua. Lo Jurio, l’ultimo laghetto, un tempo rappresentava un luogo dove era possibile recuperare l’acqua anche nei periodi di maggiore siccità. Oggi lo Jurio si presenta così.
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Negli anni Novanta qualcuno disse che il problema era in fase di soluzione. Bastava attendere l’esito dell’appalto concorso promosso dal Comune di Matera e la cantierizzazione dei lavori. I nuovi Impianti, tecnologicamente avanzati, secondo l’esperto amministratore comunale, avrebbero risolto il problema. Il progetto fu “spacciato” come un intervento all’avanguardia che avrebbe consentito la rinascita biologica della Gravina di Matera e del torrente Iesce. Il Comune di Matera ha speso più di venti miliardi di lire, ha costruito: una traversa sul torrente Iesce, un impianto di sollevamento, una doppia condotta per trasferire le acque dello Iesce in località Pantano e viceversa, un imponente impianto di post-trattamento delle acque reflue. I costosissimi impianti però nessuno li ha mai presi in consegna. Nessuno li ha mai fatti funzionare. Gli unici che hanno guadagnato in questa vicenda sono stati i progettisti e la solita impresa di costruzioni.
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La Gravina di Matera, il torrente Iesce, le marmitte fluviali e lo Jurio, patrimonio dell’UNESCO, nonostante i miliardi spesi, ancora oggi si presentano come cloache a cielo aperto. In teoria questo territorio dovrebbe essere sorvegliato e tutelato da : ministero dei beni culturali, ministero dell’ambiente, comune, regione, provincia, guardia forestale, carabinieri, finanza, ente parco, autorità di bacino. Tanti, tantissimi enti e istituzioni, forse troppi. A distanza di sedici anni dall’appalto concorso il torrente Gravina e il torrente Iesce versano in uno stato sempre più preoccupante.
Associazione Mutamenti a Mezzogiorno
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