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Il destino dei luoghi delle Comunità Arbëreshe |
Di Atanasio Pizzi
Alle Amministrazioni Comunali delle Comunità Italo Albanesi di Calabria, Puglia, Basilicata e Campania.
Negli ultimi decenni l’insieme inscindibile di natura e storia esistente all’interno delle comunità arbëreshe, ha subito un degrado senza precedenti e va costantemente monitorato per evitare uno scontato destino.
La speculazione edilizia ha invaso memorie storiche e luoghi naturali; il territorio è stato aggredito nella sua morfologia e nella sua estetica. Tutto ciò aggravato ed amplificato da un altro fattore altrettanto determinante (e forse anche più pericoloso): la caduta della qualità. L’abusivismo è non tanto la causa, bensì la più consistente conseguenza di un decadimento del pensare e del progettare e, vorrei aggiungere, del comportamento "sociale". |
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Un diverso governo del territorio potrà consentire di contrastare tale
decadimento se non, addirittura, di recuperarne gli effetti negativi . Occorrerà
ricostruire una sensibilità paesaggistica che mantenga la continuità culturale
delle preesistenze nell’attuale vita sociale ed economica di quei luoghi. Tutto
ciò rivalutando lo stretto rapporto tra natura e sito in considerazione, anche,
delle compatibilità economiche e sociali dei luoghi.
L’urbanistica non
dovrà esprimersi in forma concettuale ed autonoma ma dovrà invece basarsi tanto
sulle attuali esigenze quanto sul patrimonio culturale di quei luoghi .
Governare il territorio vuol dire indirizzare lo sviluppo, garantirne la qualità
nella continuità con il passato. Tale intento non dovrà pretendere di conservare
immutabilmente i luoghi e l’ambiente, quand’anche suggestivi, ameni, ricchi di
storia e d’arte; dovrà invece consentirne la compatibilità con le naturali,
continue ed inesauribili fenomeni evolutivi sociali.
I centri
abitati arbëreshe, devono fare tesoro del passato riuscendo ad aggiungere a
questo i “nuovi episodi” di una storia che si intende proseguire; ciò in
delicata armonia, senza traumi o strappi e non congelandolo in una icona
.Programmare lo sviluppo è l’unico modo per evitare delle modificazioni
incontrollate.
Amministrare un territorio occorre una profonda
conoscenza della storia, sensibilità e capacità manageriali; occorre agire
in simbiosi tra conservazione e innovazione, essere artefici di una riscrittura
della scena nel più profondo rispetto del passato, saper attraversare i livelli
intrecciati della forma storica o dell’ambiente in un’illuminante e innovativa
spazialità.
Da ciò la necessità di porre in simbiosi le istanze della
conservazione e quelle dell’innovazione, la realizzazione di immagini di
grafici e testi dell’architettura urbana e rurale delle comunità arbëreshe, ove
avvalendosi, della catalogazione degli elementi architettonici primari che
caratterizzano i luoghi oggetto di studio, il rapporto tra ambiente costruito ed
ambiente naturale.
La comunità arbëreshe ha conservato per molto tempo
la sua identità, ma negli ultimi decenni, ha fatto si che i tipi architettonici
ed urbanistici che la caratterizzavano sono andati costantemente e
irreversibilmente perduti. Considerando che la conservazione, la catalogazione
degli elementi architettonici non sono state oggetto di culto ne dal privato che
dal pubblico, il fine potrebbe essere appunto, quello di allestire un Archivio e
non solo riferito asetticamente alle modalità della tecnica costruttiva, ma
rivolto a raccogliere, pure negli omogenei modi della modernità, quelle
possibili tipizzazioni attraverso cui ricostruire i lineamenti specifici dei
luoghi.
Arch. Atanasio Pizzi
Web: www.atanasiopizzi.it -
E-Mail: atanasio@atanasiopizzi.it |
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