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RETE SOCIALE
23/02/2009  Lascia un commento
Speriamo che se la cavi
Anna R. G. Rivelli
Un’altra Regione è andata. Dal momento che non si può pensare ad un problema climatico se il centro destra sta inghiottendo le isole ed erodendo le coste d’Italia, forse una riflessione seria ci vorrebbe da parte di tutti e non solo da parte dei vertici del mondo politico. Forse dovrebbe essere proprio la gente a valutare con più attenzione ciò che sta succedendo e a documentarsi su quello che è il reale pericolo che incombe su questa Nazione. Ormai dovrebbe essere chiaro che il conflitto di interessi mai risolto ha concentrato nelle mani di uno ( e dei suoi molti servitori) l’enorme possibilità di manipolare l’opinione pubblica fino alla dolce schiavitù capace di coccolare nell’illusione del pensiero; in sostanza non solo è sottratta alla gente la verità su cui discutere, ma le è data in pasto la discussione preconfezionata sulla menzogna e sulle questioni artificiali, cosicché tutti ci si possa avviare alla meta prefissata, persino non con l’aria dei qualunquisti rinunciatari, ma con quella degli impegnati ben informati.

Per dirla tutta e per non lasciare spazio ad equivoci, va sottolineato innanzitutto che il problema Berlusconi in questo Paese c’è eccome. Va ribadito ( almeno per quanti non se ne fossero accorti) che mentre si alimentava fino al cattivo gusto la discussione sulla Englaro, il Governo elaborava una serie di provvedimenti osceni, sostenendoli con argomentazioni palesemente contraddittorie. Valga a mo’ di esempio la “stretta” sulla sicurezza che si avvale paradossalmente di provvedimenti tesi a togliere potere e autonomia a giudici e forze dell’ordine. Il problema dell’Italia in questo momento è Berlusconi e non bisogna avere timore di dirlo.

Il problema Berlusconi sopravanza anche la crisi, per il fatto stesso che la di lui smania di sistemare le sue falle e preparare la sua ulteriore ascesa lo inebria dell’illusorio potere di risolvere le questioni più gravi (come la crisi, appunto) con un moto di ottimismo ed un invito a continuare a spendere; il problema Berlusconi sopravanza quello dell’immigrazione clandestina, quello della povertà crescente, quello degli stupri, se è vero come è vero che le sue azioni sono colpi di teatro che vivono di propaganda e di finzione ( vogliamo parlare della social card, della denuncia degli immigrati da parte dei medici, delle regalie fatte con l’indulto ai delinquenti di ogni specie?).

Con tutto ciò ancora oggi, nella premiata sartoria delle libertà alla sconfitta del centrosinistra in Sardegna è stato confezionato un abito che ben si sono tutti attrezzati a propagandare. Ignazio La Russa e Pierferdinando Casini, in contemporanea col festival di Sanremo, si esibiscono a Ballarò con la solita canzone: l’analisi delle debolezze del PD e, guarda caso, da scrupolosi nunzi del vangelo secondo Silvio, cercano di convincere la gente che la debolezza dell’opposizione sia proprio quello che in realtà è l’unico e certo punto di forza, cioè Di Pietro. La cosa non può meravigliare più di tanto, comunque, finché ripetuta da cotanti apostoli. Lo sconcerto vero, però, aumenta quando è proprio il centro sinistra a mostrare incapacità di fare analisi coraggiose e di rivedere coerentemente i propri passi.

Il PD meno L, come ironicamente ama definire Grillo il Partito Democratico, è nato e cresciuto (quel poco che è cresciuto) con un grave difetto genetico: quello di essere sostanzialmente P&D, una specie di società a conduzione più o meno familiare dove le famiglie, con i loro capostipiti e con la loro numerosa ed avida prole, non si sono mai amalgamate veramente, ma piuttosto hanno continuato a rivendicare marchi di origine e, di conseguenza, postazioni, ruoli e poltrone. Il PD, insomma, è stato un’operazione di facciata nella quale, purtroppo, ci sono stati apparentamenti di interesse e relazioni ipocrite incapaci di rimanere nascoste anche agli occhi dei più ingenui.

Tutto il rinnovamento che il Partito Democratico è riuscito a produrre, peraltro, si può sintetizzare nella recente proposta di nominare Mina senatrice a vita, tanto per alimentare la fama internazionale di un Parlamento la cui statura politica si misura con gli indici di ascolto. Il problema del PD, dunque, è il PD stesso, non Di Pietro che, caso mai, ne è stato l’unico alleato leale e scaltro nel comprendere fin da subito a quale deriva pericolosissima l’Italia si stava avviando al ritmo pacato di un buonismo tatticamente inconcepibile.

Di Pietro fa paura, dunque, e lo si attacca perché è l’ultimo baluardo della nostra Democrazia. Il problema Berlusconi esiste.
Il PD ad aprire gli occhi …speriamo che se la cavi.

Anna R. G. Rivelli
 
 
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