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MATERA
10/01/2008  Lascia un commento
LETTERA APERTA AL SINDACO DI MATERA
di Michele Saponaro

Caro Sindaco, lo sgombero coatto del TEATROSASSI, immagino, sconcerta e intristisce anche te. Com’è possibile che uno dei fermenti culturali più significativi e duraturi della Città venga ‘depennato’ per mera arroganza burocratica, lasciando emergere in tutta evidenza l’impotenza della volontà politica e culturale del decisore pubblico?

E dopo, a chi altri toccherà la medesima sorte? Non voglio proprio accettare l’idea, ampiamente diffusa tra gli addetti ai lavori, del "repulisti" per dare spazio ai clienti del centro-destra. Quest’idea corrisponde a una logica pezzente, ma batte moneta in questa nostra cittadina, ormai rassegnata – oggi assai più di ieri – al qualunquismo e all’opportunismo: tradisce una cultura succube del potere del feudatario di turno, legittimato a distribuire le spoglie della vittoria ai propri sudditi fedeli.

Una cultura che viene da lontano, dagli assalti ai municipi; che, purtroppo, la lunga stagione repubblicana e quella cosiddetta "progressista" non solo non è riuscita a sradicare ma, al contrario, ha in qualche modo assecondato a fini di consenso elettorale. Eppure, non riesco a pensare che un Sindaco e un’Amministrazione, soprattutto fenomeno di reazione all’insopportabilità di questo stato di cose, possano acconciarsi ancora a tali miserabili uffici. In una stagione che – qui come dovunque – sta esibendo le manifestazioni più dirompenti della crisi della politica in quanto tale, anche questa "Maggioranza civica", sia pure di centro-destra si vuol fare tristemente ricordare tra gli ultimi profittatori dell’assalto a quel che resta degli "spazi pubblici" cittadini?

Possibile che non vi sia più alcuna lungimiranza, non dico nella politica che sembra ormai inebetita, ma nell’amministrare civilmente? Ho partecipato alla serata di commiato del TEATROSASSI dal suo "luogo"; mi hanno emozionato i ripetuti, accorati inviti di Massimo Lanzetta a ricominciare a ricostruire da subito le relazioni "dal basso" per immaginare un’altra società, un altro spazio pubblico, un’altra dinamica tra società e istituzioni, tra potere e libertà. Per tentare, finalmente, un’esperienza di socializzazione che non sia subalterna alle logiche conformistiche dominanti. Mi sono sentito intimamente suo amico e di quanti con lui oggi stanno "resistendo" all’oggettivo richiamo clientelare e questa lettera, naturalmente, è indirizza anche a lui.

Ma tu, caro Sindaco che rappresenti tutta la Città, non senti quanta povertà si addensa su tutta la comunità per l’estromissione dallo spazio simbolo di questa pretesa "Città della cultura", di un’altra testimonianza testarda nel voler restituire identità a una comunità a forza sradicata e dispersa nei quartieri del risanamento prima e dell’abnorme diffusione poi della rendita urbana e della speculazione di ogni colore? Non è interesse – se questa distinzione fa ancora testo – né di sinistra e né di destra lasciar spegnere quelle fiammelle di impegno civile, sociale, della cultura che ci lasciano la speranza di non dover terminare la nostra esistenza passivamente dinanzi ad un televisore, o nella barbarie della solitudine che alimenta droghe e alienazioni e ulteriori ancor più disperate solitudini.

Non è interesse di "sinistra", che sullo spazio pubblico ha fondato la "politica moderna" intesa come risposta organizzata delle classi sociali povere ai disegni della borghesia; non è interesse della destra che crede ancora alla democrazia rappresentativa, all’universalità dei diritti e la sua efficacia, al principio di legalità come condizione di legittimazione del potere. A meno che tu e la maggioranza che ti sostiene non vi riconosciate in quella destra di "nuovi dominanti" che riesce ad accedere pienamente a quella risorsa selettiva che è la mobilità assoluta, facendone un fattore di liberazione dalla propria determinatezza di luogo e da ogni coazione normativa e sociale; al contrario di chi, escluso da essa, è inchiodato alla propria materialità territoriale e ne paga tutti i prezzi (compreso quello di vedere i luoghi stessi della propria esistenza trasformati e resi irriconoscibili dalla velocità di comunicazione e dai processi di mobilità degli altri. Deprivandoli, ad esempio, dei simboli antropici e culturali che li identificano, com’è il caso del TEATROSASSI).

E’ questo il disegno? Io non ci credo! Perché allora non contribuisci – da ora – ad un forte impegno pubblico nelle attività culturali e nella conservazione e valorizzazione dei beni culturali? Cultura come bene comune, non privatizzabile, ma soprattutto diritto fondamentale, patrimonio di tutti, bene inalienabile: a tutti va garantito l’accesso alla produzione e alla fruizione della cultura.

Non la politica dei grandi eventi, che in nessun modo incidono sulla possibilità di arrivare alla cultura nel proprio quartiere, nel proprio paese, nel rispetto dei tempi di vita di ognuno, nel rispetto delle possibilità economiche di ognuno. La politica culturale di un ente locale (e finalmente d’intesa con la Provincia che dovrebbe esser titolare delle deleghe regionali) può contribuire invece a ristabilire un legame vero con il proprio territorio attraverso la costruzione di momenti e luoghi permanenti di confronto, elaborazione e verifica, per ricostruire una rete reale di rapporti tra amministrazioni locali, istituzioni, associazionismo culturale, forze sociali, forze creative e produttive.

Una politica per la cultura che riequilibri i rapporti tra aree deboli e aree forti e tra soggetti anche attraverso:
- la destinazione degli spazi pubblici di proprietà comunale e non legittimamente assegnati finora ad altre funzioni per la riapertura o il potenziamento in tutti i luoghi del territorio di biblioteche, teatri in rete, sale di registrazione per la musica, di sperimentazione teatrale, case delle culture;
- convenzioni tra le scuole e le istituzioni culturali pubbliche e private (cinema, teatri, gallerie, musei, sale di concerto, biblioteche, eccetera);
- convenzioni con i luoghi della cultura pubblici e privati per consentirne l’accesso ai giovani e a chi ha basso reddito: prezzi economici per cinema, teatri, concerti, libri, mostre;
- priorità alla formazione: dalle scuole alle biblioteche, ai centri di sperimentazione, ai laboratori;
- promozione e sostegno di tutte le forme di associazionismo realmente legate al territorio.

Intanto, mi auguro – ne sono convinto – che tu, caro Sindaco come me presumo testimone del tramonto di questa politica, ma testimone critico non rassegnato alla logica impersonale del comando che tende alla sua definitiva passivizzazione, trovi le parole giuste (le competenze le hai già) per convincere il Consiglio comunale, convocato anche al caso, per decidere la sospensione dello sgombero e favorire un ripensamento dell’episodio nel contesto complessivo delle politiche complessive che occorrono.

Matera, otto gennaio 2008
Michele Saponaro
 
 
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