Le essenze e la scenografia |
Nel maggio 2005 la Soprintendenza abbatte 11 cipressi perimetrali dell’area dove attualmente si svolgono i lavori per la costruzione del parcheggio. I cipressi da quello che afferma la Soprintendenza furono piantati da un "prete" nel 1950. Oggi la stessa Soprintendenza ritiene che i cipressi non essendo essenze locali potevano tranquillamente essere abbattuti come hanno fatto e dare spazio alla visuale per il fotografo di turno. Chiediamo alla Soprintendenza per caso si trattava di un Convento? Per caso un "prete", come da loro viene indicato l’autore, avrà pensato che i cipressi dessero serenità al Convento come avviene in tutti i luoghi dove vengono e venivano piantati? Per caso la Soprintendenza è sponsorizzata dalle aziende che producono macchine fotografiche? C’è qualcuno che può testimoniare che quei cipressi davano fastidio?
Tra l’altro proprio i cipressi fino al maggio del 2005 coprivano la visuale alle auto parcheggiate lì dal personale della Soprintendenza, fatto questo più volte citato quale necessità irrinunciabile dall’Arch. Antonio Giovannucci a proposito della bontà del proprio progetto di costruzione del parcheggio interrato e a 2 piani. I cipressi erano alti oltre 15 metri ma forse sull’auto di qualcuno arrivava qualche fastidioso raggio di sole.
Stranamente però la Soprintendenza non ha abbattuto le palme di S. Agostino. Sono essenze locali? Sono più scenografiche? Immaginate che nel progetto, l’ingresso al parcheggio a due piani è previsto proprio tra le due palme a ridosso del sagrato della Chiesa. Poteva mai avere parcheggio un ingresso con scenografia migliore? |
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Michelangelo Camardo |
25.10.2006 |
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Scempio in Vico I Casalnuovo |
Salve a tutti, vorrei porre all’ attenzione di tutti coloro i quali amano il paesaggio Sassi e gravina di Matera una strana situazione che da più o meno un anno è osservabile in Vico primo Casalnuovo, (accanto al civico 32) e cioè si è posto dinanzi al bel vedere che era a disposizione di tutti i passanti una cospiqua fila di tufi che lasciano chiaramente intendere la volontà di qualcuno di costruirci un muro e così impedire la fruizione di quel bel panorama che da sempre era di lì fruibile.Io mi domando come è possibile autorizzare un tale scempio ( se autorizzazione è stata concessa).In aggiunta sempre lì già c’è una costruzione di indiscutibile carattere "abusivo" che verrebbe inglobata in tale recinzione del giardino.Invito tutti a dare uno sguardo e se possibile a darmi una mano a che tale offesa al buonsenso venga fermata. Ringrazio tutti quanti come me segnalano situazioni quantomeno ambigue di questo genere.. |
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Annunziata Tortorelli |
15/03/2008 00:20:31 |
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e’ solo speculazione |
Matera citta’ cementificata, grigia senza verde, l’unica citta’ in italia senza culto della natura, aspettiamo un’altro po’ e gli ultimi angoli di spazio aperto saranno
occupati da palazzine e per altro costosissime (alla faccia della crisi della disoccupazione, ma da dove viene tutta questa ricchezza?) e ci meravigliamo che i Sassi vengano deturpati. I palazzinari sarebbero ben lieti di raderli al suolo e costruirci su. Apettiamoci che sorga cemento armato dal Campo sportivo, dall’ex
Mulino Barilla etc.. E’ sotto gli occhi di tutti il sorgere di nuove Gru mangia tutto.
Matera l’unica citta’ dove il dialetto e’ stato dimenticato e ci meravigliamo che non esista amore di Appartenenza. Forse viviamo ancora il complesso, impostoci, di citta’ contadina, sporca, ignorante tale da giustificare nel dopoguerra lo sfratto generalizzato di tutta la popolazione verso il piano e in borghi piu’ "civili".
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filippo verdi |
27/10/2006 00:39:20 |
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E’ stato scritto quando hanno ammazzato i cipressi! Era primavera.... |
E’ solo colpa del vento
Pio Acito aprile 2005
Sarà colpa del vento. Sono ormai quattro giorni che soffia questo vento di scirocco. Arriva caldo ed umido, si infila nei capelli, azzecca i vestiti addosso, sposta un sacco di polvere e sporca tutto. Sarà colpa di questo vento. Deve essere così.
L’hanno fatto per risparmiare a quegli alberi il fastidio, la sofferenza di essere sbattuti da questo vento fastidioso di scirocco. Li hanno tagliati per impedire al vento di ferire quei cipressi. Ve li immaginate quei poveri cipressi, così alti e sottili, così pieni di ramaglie fitte, con tutti quei nidi, e proprio in questo periodo con pure i pulcini di taccole e gazze a pigolare.
Poveretti, ancora una stagione sotto la furia devastante del vento di scirocco. Giù, meglio giù! E’ insopportabile la sofferenza che noi in soprintendenza dobbiamo subire nel vedere ondeggiare quelle cime e cigolare quei lunghi tronchi. In primavera è peggio. Il vento dell’autunno non fa così male, quando soffia di tramontana o di grecale avvisa che sta arrivando l’inverno, ti prepara al freddo, fa venire i brividi, ti rinchiudi ed aspetti, arriverà di nuovo la primavera, domani. Ed eccola la primavera, si porta anche lei i venti, e porta da lontano anche i profumi, che il deserto lo senti dall’odore prima che la sabbia ti opacizzi tutto, anche gli occhiali. Ma la primavera non può arrivare senza scirocco? è lo scirocco che fa soffrire i cipressi e fa sanguinare i nostri cuori sensibili in soprintendenza. Se quei cipressi dovessero ondeggiare ancora un poco vuoi vedere che pure il muro del giardino potrebbe crollare? Per la sicurezza dei cittadini è meglio ammazzare gli alberi.
Eutanasia o dendrofobia? Nessuna delle due, solo sensibilità e pure opportunità e rispetto per i Sassi. E poi la dendrofobia che è? Nell’elenco medico delle fobie in ordine alfabetico si trova in mezzo tra demofobia e dikefobia.
La paura degli alberi, la dendrofobia, sta giusto tra la paura della folla (o della democrazia) e la paura della giustizia, e sta lì in mezzo non per caso.
Sarà per via della sensibilità, della panthofobia rivolta verso quei poveri alberi lì esposti a tutte le intemperie e poi uno o forse due erano davvero malati, poverini!
Meglio farli smettere di soffrire. Giù, a zero che non rinascano mai più in questo mondo di venti violenti e di dolore. Un ingegnere si ricorda e mette a verbale che sei anni prima aveva visto un bambino con un coltello che incideva profondamente un cuore nella corteccia ispida di uno di quei cipressi e quel cuore era talmente profondo che ne era uscita resina per diversi giorni. Criminali! bambini criminali a torturare così quei poveri alberi indifesi, con i loro cuori di primi innamoramenti e dedicati a Lucia. E la su di cuore inciso ce ne è un altro! Ed anche lì di lato altri cuori più vecchi e sembra che in quel posto si davano appuntamento con la scusa del rosario e della devozione e si scambiavano i primi baci nascosti già 70 anni fa.
Quel bacio lo incidevano nei cipressi per l’eternità. Gli davano la forma del cuore ed i cipressi piangevano commossi per questa responsabilità: portare baci e sospiri e cuori avanti ed in alto per secoli e secoli. Settant’anni fa si conosceva la lunghezza del tempo, lo si misurava in tanti modi: i muli campano più di 20 anni, una bella gallina ti fa le uova per più di 12 anni, un noce comincia a fruttare già a quattro anni e ti accompagna tutta la vita, l’albero delle fascinedde va più piano ma passa i secoli e fa bene agli animali. Ma a chi si affidano i cuori e le promesse eterne di amore? agli alberi delle chiese. Chi li tocca quegli alberi? Sono lì a devozione, vuoi che qualcuno tagli gli alberi a Cristo Re, a Sant’Agostino, alla Madonna delle Vergini, alla Croce? E se quegli alberi li avessero piantati a devozione di san Guglielmo? Si! proprio quello della cripta lì sotto. Non è possibile, esiste il rispetto. Se vuoi mandare un messaggio d’amore nei secoli a venire, affidalo ad un albero davanti ad una chiesa, lo leggeranno passeri, preti e angeli per l’eternità e tutte le Lucie sorrideranno perché sanno che lì c’è inciso un cuore per loro, per sempre. Per sempre. Fino a quando non si mettono assieme altri cuori, cuori più sensibili di soprintendenti, cuori che non si fanno i fatti loro e che soffrono per le sofferenze dei cipressi. I cipressi non sono nati per soffrire, è meglio non nascere cipresso nei Sassi, vicino alla Soprintendenza, a Matera, in Basilicata, perché lì ci sono le super sensibilità, ci sono quelli con le orecchie delicate che non ce la fanno a sentire i lamenti dei cipressi sbatacchiati dal vento, ci sono quelli che ti ammazzano per quanto sono sensibili, davvero!
Che bel silenzio, ora il vento di scirocco, ma pure la tramontana ed il libeccio possono soffiare come vogliono, nessun lamento, nessuno soffre. E che bello spazio libero, sembra proprio delle dimensioni adeguate per farci un parcheggio. Un altro parcheggio nei Sassi? piccolo problema con tutti quelli che ce l’hanno con le macchine, meglio fare un bel parcheggio sotto i Sassi, così le macchine spariscono e facciamo finta che non ci siano ed il paesaggio così è bello che rispettato. Come nascondere la polvere sotto il tappeto, sembra pulito ma lo schifo è sotto. Eppure lì in soprintendenza ne hanno visto di cose realizzate sottoterra dai nostri nonni: chiese, cisterne, anche castelli e con sorpresa e godimento le hanno portate fuori dopo secoli. Fra tre secoli qualcuno porterà fuori da sotto terra il parcheggio di Sant’Agostino, si sforzeranno per trovare il progettista, l’artefice di questa opera, lo troveranno ed allora proveranno pena per quei signori che sono riusciti a fare peggio ma molto peggio dei loro nonni.
Altro che soprintendenza! sotto intendenza è più giusto, è più vero.
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pio acito |
26/10/2006 17:21:22 |
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